L’olio di krill può ridurre i trigliceridi nel sangue
Gli Omega 3 EPA e DHA aiutano a ridurre di trigliceridi anche quando vengono assunti sotto forma di integratori di olio di krill, estratto da minuscoli crostacei che popolano le fredde acque antartiche. L'efficacia di questi prodotti, emersa già da studi pubblicati diversi anni fa, è stata confermata da nuove ricerche e da successive meta-analisi che hanno permesso di tirare le somme dei dati raccolti nella letteratura scientifica.
Trigliceridi alti? L'olio di krill li abbassa
Era il 2014 quando un gruppo di ricercatori dell'Aker Biomarine di Oslo, in Norvegia, e dell'Intertek Cantox di Mississauga, in Ontario (Canada) pubblicava sulla rivista Nutrition Research uno studio secondo cui, nelle persone con trigliceridemia alta, gli integratori di olio di krill riescono ad abbassare di circa il 10% la concentrazione dei trigliceridi nel sangue.
E non sono dovuti trascorrere molti anni per averne conferma: solo poco più tardi, nel 2017, un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Sorin Ursoniu ha pubblicato su Nutrition Reviews una revisione sistematica e meta-analisi che ha confermato la possibilità di ridurre i trigliceridi assumendo integratori di olio di krill.
Più recentemente, un gruppo di ricercatori cinesi ha nuovamente fatto il punto sull'efficacia clinica dell'assunzione di olio di krill sulla salute cardiovascolare. Le loro analisi, pubblicate questa volta su Diabetes & Metabolic Syndrome: Clinical Research & Reviews, hanno confermato gli effetti benefici di questa fonte di Omega 3 sui livelli di trigliceridi, e non solo.
Ma cos'è l'olio di krill? Quali sono le sue proprietà e i suoi benefici? E come possiamo assumerlo?
Le proprietà del krill
Il krill antartico (Euphausia superba) è un componente dello zooplancton; si tratta di un insieme di minuscoli invertebrati, simili a gamberetti, appartenenti al superordine Eucarida.
L'olio che si può estrarre da questi crostacei è una fonte unica degli Omega 3 biologicamente attivi EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), per la maggior parte in forma di fosfolipidi. Questa caratteristica li differenzia dagli Omega 3 presenti nell'olio di pesce, che sono sempre EPA e DHA, ma perlopiù racchiusi all'interno di trigliceridi.
Dal punto di vista teorico la forma fosfolipidica potrebbe rappresentare un vantaggio. Infatti, i fosfolipidi sono i componenti principali di tutte le membrane cellulari, quindi quella più affine ai tessuti che compongono l'organismo umano. E, in effetti, i dati a disposizione suggeriscono che assumere EPA e DHA in forma di fosfolipidi possa permettere di aumentare i livelli di Omega 3 che arrivano nei tessuti. Si tratterebbe, insomma, della forma meglio utilizzabile dall'organismo umano.
I benefici degli Omega 3 contro i trigliceridi
Numerosi studi dimostrano che gli Omega 3 sono in grado di ridurre il livelli di trigliceridi nel sangue.
Il loro meccanismo di azione è duplice:
- da un lato, riducono la produzione di trigliceridi;
- dall'altro, ne aumentano l'eliminazione.
In Europa, l'Autorità responsabile dell'approvazione delle dichiarazioni sui benefici dei nutrienti (l'EFSA – European Food Safety Authority) ha concluso che un'assunzione di EPA e DHA pari a 2 grammi al giorno permette di tenere sotto controllo i trigliceridi nel sangue.
Alcuni studi suggeriscono che i livelli a digiuno potrebbero essere abbassati anche assumendone dosaggi più bassi; sembra però bene non scendere mai al di sotto del grammo al giorno.
Ma perché abbassare livelli di trigliceridi ematici?
I trigliceridi sono la forma di immagazzinamento dei grassi nell'organismo e sono utilizzati come fonte di energia. Derivano soprattutto dagli alimenti e solo in piccola parte sono prodotti dall'organismo.
Nel sangue circolano sotto forma di particelle note come chilomicroni e VLDL (Very Low-Density Lipoproteins) e vengono rilasciati a livello dei tessuti come acidi grassi liberi. I muscoli usano questi acidi grassi liberi come fonte di energia, mentre il tessuto adiposo li mette da parte come carburante di scorta.
Anche se nelle placche aterosclerotiche associate ai disturbi cardiovascolari non sono presenti trigliceridi, le particelle che li trasportano possono essere molto ricche di colesterolo, che, invece, gioca un ruolo fondamentale nell'aterosclerosi. Inoltre, il rilascio di acidi grassi dalle lipoproteine che trasportano i trigliceridi è associato alla produzione di molecole dalle proprietà pro-infiammatorie e pro-coagulanti, quindi pericolose per la salute cardiovascolare.
Il valore della trigliceridemia, cioè della concentrazione di trigliceridi nel sangue, dovrebbe mantenersi tra i 40 e 150 mg/dL. Nel caso si riscontrino livelli superiori al limite massimo si parla di ipertrigliceridemia – una condizione che rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie cardiache.
Infine, un eccesso di acidi grassi liberi e di altre molecole rilasciate a livello dei capillari del pancreas è associato allo sviluppo della pancreatite. Nella maggior parte dei casi i rischi per quest'organo possono essere limitati mantenendo la trigliceridemia al di sotto dei 250 mg/dL, ma aumentano significativamente quando i livelli di trigliceridi superano i 500 mg/dL.
Il krill abbassa i trigliceridi e aumenta l’indice Omega 3
Per verificare gli effetti degli Omega 3 contenuti nel krill, gli autori dello studio pubblicato nel 2014 su Nutrition Research hanno reclutato 300 individui, tra uomini e donne, con un valore di trigliceridi nel sangue elevato o al limite della tollerabilità, quindi compreso tra i 150 mg/dl e i 499 mg/dl.
I partecipanti sono stati suddivisi in 5 gruppi, in maniera del tutto casuale e non nota. Gli appartenenti a ciascuno dei 4 gruppi di trattamento hanno ricevuto supplementi giornalieri con diverse quantità di olio di krill (0,5, 1, 2 o 4 grammi, rispettivamente corrispondenti all'assunzione giornaliera di 100, 200, 400 e 800 mg di EPA+DHA); il quinto gruppo ha invece ricevuto un placebo a base di olio di oliva.
I livelli di lipidi nel sangue dei partecipanti sono stati misurati dopo una nottata a digiuno, prima dell'inizio dell'assunzione del krill o del placebo e dopo 6 e 12 settimane di assunzione.
Al termine delle prime 6 settimane, nei partecipanti che avevano assunto 1, 2 e 4 grammi di olio di krill al giorno è stata osservata una riduzione dei trigliceridi a digiuno variabile tra 18,6 e 19,9 mg/dL; chi ne aveva assunti 0,5 grammi al giorno li ha invece visti scendere di 13,1 mg/dL.
Al termine delle 12 settimane, considerando tutte le misurazioni effettuate a 6 e 12 settimane in tutti i partecipanti che avevano assunto l'olio di krill, è stata osservata una riduzione dei trigliceridi a digiuno pari al 10,2% rispetto al gruppo placebo.
Inoltre, contrariamente a quanto osservato in studi con supplementi a base di olio di pesce, la concentrazione del colesterolo LDL (quello comunemente noto come “colesterolo cattivo”) non è sembrata variare.
In base ai risultati ottenuti, gli autori di questo studio hanno concluso che in realtà potrebbero essere sufficienti meno di 400 microgrammi al giorno di EPA e DHA per ridurre del 10% circa il livello dei trigliceridi nel siero.
Inoltre, dai loro risultati è emerso che in seguito all'assunzione per 12 settimane della dose più alta di olio di krill, corrispondente a 800 mg di EPA+DHA, l’indice Omega 3 (Omega 3 Index), cioè la percentuale di Omega 3 sugli acidi grassi totali nella membrana dei globuli rossi, era aumentata del 73%.
Al termine delle 12 settimane, anche con la dose di olio di krill più bassa, corrispondente a 100 mg di EPA+DHA al giorno, questo parametro, comunemente utilizzato per valutare i rischi per la salute cardiovascolare, era aumentato in modo significativo. Non solo, l'integratore di olio di krill è stata associato all'aumento dell'indice Omega 3 anche dopo le prime 6 settimane di assunzione.
L'olio di krill riduce il rischio cardiovascolare
Le meta-analisi pubblicate negli anni successivi hanno confermato l'efficacia dell'olio di krill contro i trigliceridi alti.
Ursoniu e colleghi hanno incluso nei loro calcoli i dati provenienti da 7 studi clinici, per un totale di 662 individui coinvolti, rilevando l'associazione fra l'assunzione di olio di krill e:
- la riduzione dei trigliceridi;
- la riduzione del colesterolo LDL;
- l'aumento delle HDL (il cosiddetto “colesterolo buono”).
All'epoca, però, i ricercatori hanno sottolineato la necessità di ulteriori studi clinici che valutassero l'impatto dell'assunzione di integratori di olio di krill su altri marcatori del rischio cardiometabolico e di problematiche cardiovascolari.
La successiva revisione sistematica della letteratura, pubblicata da Huang e colleghi nel 2023, ha permesso di analizzare 14 studi clinici, per un totale di 1458 partecipanti, giungendo alla conclusione che:
- gli integratori di olio di krill sono associati a una riduzione significativa dei trigliceridi, del colesterolo totale e del colesterolo LDL;
- l'integrazione con olio di krill non è associata a effetti significativi sulla pressione del sangue, sulla glicemia e sulla composizione corporea;
- l'olio di krill è ben tollerato e, in linea generale, sicuro: dagli studi non sono emersi effetti avversi gravi.
Come assumere olio di krill
L'olio di krill può essere assunto sotto forma di perle molto simili a quelle contenenti olio di pesce, ma caratterizzate da un tipico colore rosso dovuto alla naturale presenza di un potente antiossidante: l'astaxantina.
Esistono anche formulazioni in cui è abbinato alla vitamina D3, nota alleata di sistema immunitario, ossa, denti e muscoli. Scegli quella più adatta alle tue esigenze!
Riferimenti bibliografici:
Berge K, Musa-Veloso K, Harwood M, Hoem N, Burri L. Krill oil supplementation lowers serum triglycerides without increasing low-density lipoprotein cholesterol in adults with borderline high or high triglyceride levels. Nutr Res. 2014 Feb;34(2):126-33. doi: 10.1016/j.nutres.2013.12.003
European Commission. Food and Feed Information Portal Database. Ultima visualizzazione: 12/12/2025
Huang H, Liao D, He B, Zhou G, Cui Y. Clinical effectiveness of krill oil supplementation on cardiovascular health in humans: An updated systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Diabetes Metab Syndr. 2023 Dec;17(12):102909. doi: 10.1016/j.dsx.2023.102909
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Ursoniu S, Sahebkar A, Serban MC, Antal D, Mikhailidis DP, Cicero A, Athyros V, Rizzo M, Rysz J, Banach M; Lipid and Blood Pressure Meta-analysis Collaboration Group. Lipid-modifying effects of krill oil in humans: systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Nutr Rev. 2017 May 1;75(5):361-373. doi: 10.1093/nutrit/nuw063



