Come abbassare l'omocisteina alta
I medici la chiamano iperomocisteinemia, ma è più conosciuta come “omocisteina alta”. Quali sono i valori che devono preoccupare? E come abbassarli?
«Ho l'omocisteina alta: devo preoccuparmi?» In effetti, l'iperomocisteinemia è considerata un fattore di rischio per la salute cardiovascolare, e non solo. C'è chi l'associa alla cistite e chi avverte sui possibili pericoli per le ossa. Anche durante la gravidanza potrebbe creare problemi non indifferenti. Cerchiamo di capire quando è il caso di correre ai ripari e come farlo.
Cos'è l'omocisteina?
L'omocisteina è un aminoacido, ma non si tratta di uno dei “classici” aminoacidi – quelli con cui vengono sintetizzate le proteine. Piuttosto, è un derivato di uno di questi ultimi, la metionina.
Il processo di produzione dell'omocisteina a partire dalla metionina prevede la rimozione di un gruppo metile, cioè di un inseime di atomi di carbonio e idrogeno. L'aggiunta di un gruppo metile permette invece di riottenere la metionina a partire dall'omocisteina; questo processo, detto di “rimetilazione”, chiude quello che è un vero e proprio ciclo che deve essere mantenuto ben funzionante per evitare rischi per la salute.
Omocisteina alta: cause e sintomi
I livelli di omocisteina sono considerati nella norma quando compresi tra 5 e 15 micromoli per litro (µmol/l). Si parla, invece di:
- iperomocisteinemia borderline per valori compresi tra 10 e 12 µmol/l;
- iperomocisteinemia moderata per valori compresi tra 13 e 30 µmol/l;
- iperomocisteinemia intermedia per valori tra 31 e 100 µmol/l;
- iperomocisteinemia severa per valori superiori a 100 µmol/l.
Le cause che possono portare a un aumento comprendono:
- fattori genetici;
- condizioni patologiche (per esempio, malattie dei reni);
- stile di vita (inclusa l'alimentazione).
In particolare, c'è una stretta associazione tra l'aumento dell'omocisteina e la carenza di tre vitamine del gruppo B: la vitamina B6, la vitamina B9 (o acido folico) e la vitamina B12. Tale legame dipende dal ruolo di queste vitamine nella conversione dell'omocisteina in metionina.
In particolare, l'acido folico, in forma di 5-metiltetraidrofolato (5-metil THF), cede un gruppo metile all'omocisteina per convertirla in metionina. Questa reazione è catalizzata dall'enzima metionina sintasi, che per lavorare bene ha bisogno della presenza di vitamina B12. Per questo sia la carenza di acido folico sia quella di vitamina B12 possono portare a iperomocisteinemia.
La vitamina B6, invece, è importante perché partecipa alla conversione dell'omocisteina in cisteina – un'altra reazione da cui dipendono i livelli di omocisteina nel sangue.
Inoltre, dato che la produzione di 5-metil THF richiede l'attività dell'enzima MTHFR (metilentetraidrofolato reduttasi), che trasforma i folati presenti negli alimenti, anche mutazioni in questo enzima possono portare all'aumento dell'omocisteina nel sangue.
I sintomi dell'omocisteina alta variano a seconda della sua causa. A volte, la condizione è totalmente asintomatica; in presenza di carenze di vitamine del gruppo B potrebbe invece essere associata ad affaticamento, intorpidimenti o formicolii agli arti, perdita di peso e demenza. Inoltre, l'iperomocisteinemia può essere associata a osteoporosi e fratture dell'anca, declino cognitivo, insufficienza reale cronica, ipotiroidismo, Alzheimer e schizofrenia, e sono state rilevate associazioni fra omocisteina alta e ansia, mal di testa o problemi muscolari.
Infine, l'omocisteina alta può essere associata anche a sintomi specifici nella donna in gravidanza, come aborti ricorrenti.
Omocisteina alta: le conseguenze
L'omocisteina alta è stata associata a diverse conseguenze dovute a problemi ai vasi sanguigni: malattie cardiovascolari, cerebrovascolari e tromboemboliche. Non a caso, come accennato, l'omocisteina è considerata un fattore di rischio cardiovascolare.
In particolare, avere l'omocisteina alta significa correre un maggior rischio di aterosclerosi. Ciò significa che in caso di iperomocisteinemia è più facile che si formino le cosiddette placche aterosclerotiche, ossia quei depositi di colesterolo e cellule infiammatorie nella parete dei vasi sanguigni che possono crescere fino a occluderli o rompersi generando trombi che, trasportati dal sangue, possono bloccare il flusso del sangue in punti anche molto distanti da quello in cui si sono formati.
Le conseguenze di eventi di questo tipo possono essere molto gravi, per esempio infarti o ictus. L'omocisteina alta ne aumenta il rischio danneggiando l'endotelio, cioè lo strato di cellule epiteliali che riveste la parete interna dei vasi sanguigni. Non solo, livelli eccessivi di omocisteina nel sangue promuovono l'infiammazione e aumentano lo stress ossidativo – altri due fattori coinvolti nell'aterosclerosi. Come se non bastasse, l'iperomocisteinemia è associata anche all'ipertensione.
Ecco, quindi, cosa comporta avere l'omocisteina alta: più rischi per i vasi sanguigni, per il cuore e per il cervello. A proposito di quest'ultimo, alcuni studi suggeriscono anche un legame tra omocisteina alta e problemi neurologici; in particolare, alcune evidenze suggeriscono che ci sia una relazione diretta tra omocisteina basale alta e atrofia cerebrale, ed è stata riportata un'associazione tra iperomocisteinemia e il declino cognitivo.
In realtà permane ancora qualche dubbio sul legame tra iperomocisteinemia e declino cognitivo (si pensa, infatti, che a entrare in gioco potrebbe essere una carenza di vitamine); ciononostante, l'omocisteina alta è considerata da più parti anche un fattore di rischio per demenza e Alzheimer.
Inoltre, sempre rimanendo in tema di patologie che colpiscono più di frequente in età avanzata, l'omocisteina alta è considerata un fattore di rischio indipendente per le fratture dovute all'osteoporosi sia nella donna sia nell'uomo.
Infine, l'omocisteina alta può portare a delle complicanze in gravidanza, come difficoltà nello sviluppo del feto, distacchi della placenta, parto pre-termine e aborti (come accennato, anche ricorrenti). Inoltre, l'omocisteina alta in gravidanza può essere associata a disturbi a loro volta associati all'ipertensione, in particolare alla preeclampsia.
Omocisteina alta in gravidanza: cosa fare?
In questa particolare fase della vita della donna a fare le spese dell'iperomociteinemia possono essere i vasi sanguigni della placenta, l'organo che rifornisce di sangue (e quindi di nutrienti e ossigeno) l'embrione prima e il feto poi.
L'ipotesi è che anche in questo caso a entrare in gioco sia il malfunzionamento dell'epitelio che riveste i vasi sanguigni – in questo caso quelli della placenta. E anche in questo caso a farne le spese potrebbe essere anche il cervello del bambino.
In particolare, livelli elevati di omocisteina durante il terzo trimestre di gravidanza potrebbero limitare l'ossigenazione del cervello, con conseguenze sulla sua struttura. Inoltre, il sistema nervoso centrale del feto potrebbe pagare le conseguenze di uno stress ossidativo indotto dall'omocisteina alta, associato all'aumento dell'infiammazione dei vasi sanguigni.
La terapia per l'omocisteina alta
Il trattamento dell'omocisteina alta è basato sull'assunzione di acido folico. Le dosi efficaci sono comprese tra 0,2 e 15 mg al giorno, anche sotto forma di integratori alimentari. Ma qual è il miglior integratore per l'omocisteina alta?
In effetti, non tutte le forme di acido folico sono ugualmente biodisponibili e non tutte vengono utilizzate nello stesso modo dall'organismo. Per esempio, per essere utilizzata, la forma sintetica diidrofolato (DHF) deve essere dapprima convertita in tetraidrofolato (THF), che solo in seguito sarà convertito in 5-10-metilentetraidrofolato (5-10-MTHF). Infine, il 5-10-MTHF sarà utilizzato dall'enzima MTHFR per produrre il metil- tetraidrofolato che serve per convertire l'omocisteina in metionina e, quindi, ridurre l'iperomocisteinemia.
Da questo punto di vista, gli acidi folici di nuova generazione possono offrire dei vantaggi. Per esempio, il Quatrefolic® corrisponde a metilfolato, quindi la forma di acido folico biologicamente attiva; per di più, la sua biodisponibilità è tre volte superiore rispetto a quella del classico acido folico.
Nel momento in cui si assume un integratore a base di acido folico è importante tenere in considerazione tutti questi fattori anche solo per capire qual è la posologia più adatta.
C'è poi da dire che anche se l'acido folico è considerato il principale nutriente responsabile dei livelli di omocisteina, anche l'integrazione con vitamina B12 e vitamina B6 potrebbe essere utile. Secondo i dati riportati nella letteratura scientifica, l'integrazione con una dose di acido folico compresa tra 0,5 e 5 mg al giorno riduce i livelli plasmatici di omocisteina del 25%; l'aggiunta di 0,4 mg al giorno di vitamina B12 aiuta a ridurli di un altro 7%, mentre l'aggiunta di vitamina B6 potrebbe essere utile dopo il test da carico con metionina.
Omocisteina alta: la dieta consigliata
Per quanto riguarda l'alimentazione più indicata in caso di omocisteina alta, è importante garantirsi un'alimentazione varia e bilanciata facendo attenzione a includere fonti di vitamine del gruppo B, che, essendo solubili, non vengono immagazzinate dall'organismo e quindi devono essere costantemente assunte con gli alimenti.
L'acido folico è presente nei cibi sotto forma di folati. Le principali fonti sono le verdure a foglia verde, come gli spinaci, la cicoria e il broccolo, ma è presente anche nella lattuga rossa, nei peperoni, nei funghi porcini, nei legumi, nella frutta secca e in alcuni cereali (orzo) o pseudocereali (quinoa). Fra le fonti di origine animale vale la pena di citare il fegato, la carne di anatra e il pollo (cosce), le uova, il salmone, le cozze, i gamberi e alcuni formaggi (per esempio gorgonzola e simili).
La vitamina B12 è invece presente solo in alimenti di origine animale, in particolare fegato, aringhe, salmone e branzino, sogliola e merluzzo, cozze e vongole, carne bianca e rossa (cosce di pollo e coniglio, manzo, agnello). Fra i formaggi, ne sono ricchi, per esempio, la mozzarella, la fontina, la groviera e il provolone.
Infine, la vitamina B6 è presente nella frutta secca, nei legumi, nel fegato, nel pollame, in pesce e molluschi e in alcuni formaggi (come feta, camembert e brie).
Attenzione anche ai metodi di cottura: meglio, per quanto possibile, ridurre i tempi o le temperature per evitare forti perdite di questi preziosi nutrienti. L'ideale? Cuocere al vapore!
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